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Pari riconoscimento e più garanzie alle tagesmutter. A Bolzano, assessora e consigliera favorevomente impressionate dal servizio.

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L’assessora della provincia di Bolzano Waltraud Deeg e la consigliera Hochgruber Gruenzer sono rimaste favorevolmente impressionate dal modello di assistenza fornito dalle due tagesmutter Maria e Katharina Weger, madre e figlia che operano nel proprio maso a Scena nel Meranese.

“Le Tagesmutter sono un’offerta irrinunciabile nell’assistenza all’infanzia e se in aggiunta i bambini possono beneficiare di un ambiente familiare e molto bello come nel caso di Scena l’aiuto ai genitori è ancora maggiore”, ha dichiarato l’assessora Deeg.
Hochgruber Kuenzer, che è anche presidente della cooperativa di assistenza all’infanzia delle contadine locali, ha affermato: “Dovrebbe avere lo stesso riconoscimento di tutte le altre offerte di assistenza all’infanzia ed essere più garantita anche dal punto di vista pensionistico.”

Infatti nel contratto collettivo le Tagesmutter sono classificate come impiegate domestiche con relativo versamento ridotto dei contributi previdenziali.

Chi volesse approfondire il tema della tutela dei diritti delle tagesmutter, può leggere:

NO all’Accordo quadro “tagesmutter” tra DOMUS, CISL e Uil. L’intervista a Roberto D’Andrea, segretario nazionale di NIdiL CGIL

Fonte: ANSA

Perchè tante tagesmutter ed operatrici di nido famiglia rinunciano ai propri diritti come lavoratrici? L’esperienza di una di noi

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Ogni giorno, nella mia posta elettronica arrivano lettere di colleghe. Mi dispiace di non riuscire a rispondere celermente a tutte; purtroppo la mia vita privata e lavorativa non sempre me lo consentono (vi invito a sollecitarmi più volte, se avete necessità di una risposta).

Oggi ho ricevuto una mail che mi permetto di pubblicare, tagliata ed in forma totalmente anonima. Spero che la collega non me ne vorrà, anzi. Quello che scrive, secondo me, è fondamentale per cogliere tanti aspetti del nostro lavoro sottovalutati dai più e, soprattutto, dalle istituzioni che dovrebbero sostenere e valorizzare le tagesmutter. Ci sono, nelle sue parole e nella sua esperienza, tanti spunti di riflessione, nonchè una proposta interessante.

Ciao Alessandra…

Ho letto un po’ su facebook e su internet il tuo pensiero. Ma come si fa?
Nel senso, per essere in regola come dici GIUSTAMENTE tu bisognerebbe o avere la possibilità di aprire una partita iva oppure diventare dipendenti pubbliche, e questa la vedo proprio impossibile!
Non possiamo pretendere che Cooperative ed Associazioni no profit o profit assumano con contratti in grazia di dio, purtroppo.
Io vorrei aprire un micronido perché ho molte richieste ma non ho innanzitutto il titolo di studio. Poi non ho il capitale (ma per quello certo ci sono i prestiti) ed infine dicono che è difficile aprirne uno, la burocrazia è complicata, soprattutto per quanto riguarda l’Asl.
Dici bene quando scrivi che se sei associata ad una no profit non hai malattia, maternità, ferie, permessi, tfr etc etc, ma obiettivamente che alternativa c’è?
Mi fa sicuramente schifo il sotterfugio che c’è e che conosci ma almeno porto a casa dei soldi. Certo, se non lavoro non guadagno, come ad esempio in agosto, ma tanto sono in bolletta, dove vuoi che vada?!?!?….
Non maturo pensione, perché da dipendente c’è ancora la possibilità di ricevere la pensione fra 40 anni? Io non ci credo e sto facendo 2 conti per iniziare a metter via qualcosa ogni mese per una pensione integrativa.
Ripeto, sicuramente è uno schifo questa soluzione, ma almeno lavoro dato che ho affitto, bollette, spesa e mantenimento di 2 bambine da pagare.
Comunque, anche se io gestisco e basta, quindi ho un “capo” che è l’associazione, il nido famiglia lo sento proprio come se avessi una mia attività, quindi se avessi potere spingerei per chiedere a chi ci governa di creare una partita iva agevolata per aprire un nido famiglia, in questo modo potremmo pagare le tasse ed essere tutelate ed anche assumere un’eventuale collaboratrice creando posti di lavoro, non sarebbe mica male secondo me! Poi acquistando con fattura potremmo scaricare l’iva. E finalmente quello che pagano i genitori diventerebbe, tolte le spese, l’UTILE!…

Cara collega, mi fa piacere che tu abbia letto gli articoli su questo blog e sul blog Popoff Globalist.

I problemi delle partite iva li conosciamo purtroppo bene: guarda quante attività condotte da gente onesta se la stanno passando davvero male, in un periodo così difficile e con uno Stato che opera scelte discutibili in campo economico e sociale.

Ti rispondo in base a quello che credo. Credo che togliere diritti alle persone che lavorano sia un crimine, un obbiettivo che persone senza scrupoli si pongono tranquillamente, esclusivamente per campare sulle spalle altrui. Io ti scrivo: ma come si fa a comportarsi così? Queste associazioni e queste cooperative non solo diffondono una cultura del non rispetto dei diritti dei lavoratori, ma anche creano concorrenza sleale a chi invece si comporta seguendo le regole. E, ovviamente, solo chi si comporta secondo le regole può avere mezzi e necessità per cambiarle, nel momento in cui comprende che quelle regole siano sbagliate. Può cioè comprendere quanto sia importante muoversi insieme in favore del rispetto dei diritti delle donne, delle lavoratrici, delle famiglie e soprattutto dei bambini, che meritano di vivere l’esperienza del nido famiglia!

Penso che, oltre che per alcune associazioni e cooperative, sia una situazione di comodo per certi individui, a capo di Enti Locali ed Istituzioni pubbliche, scaricare la propria responsabilità, quella di sostenere economicamente e socialmente le donne lavoratrici e le famiglie con figli minori. Mettere in atto misure che non arricchiscano le tasche dei soliti noti, ma che giovino al benessere dei bambini, ad una diffusione di una cultura basata sul rispetto delle persone, ad una vita che non ruoti tutta intorno al lavoro (che oggi come oggi sa tanto di sfruttamento…) ma che faccia del lavoro un’esperienza di creatività (dove ciascuno possa mettersi in gioco) e di servizio per la collettività.

Io ho scelto la partita iva perchè queste regole non mi sono rassegnata a volerle cambiare. Non mi sono rassegnata a dire: cari Comuni, care Regioni, noi ci siamo, svolgiamo un’importante funzione socioeducativa, siamo lavoratrici e non volontarie… riconosceteci, non permettete che ci sfruttino!

Da quello che mi scrivi, posso dedurre che tu non sappia che una partita iva agevolata esiste, purtroppo solo per i primi 5 anni di attività per chi supera i 35 anni. E che, finchè non riusciremo ad ottenere un serio contributo da parte delle istituzioni, scaduti i 5 anni ci troveremo ad affrontare oneri fiscali veramente pesanti, oltre all’attuale contributo inps alla gestione separata che sembra crescerà ulteriormente nei prossimi mesi.

Che vogliamo fare, cedere alla logica dello sfruttamento o muoverci per cambiare le cose? Non si tratta solo di noi. Tu hai due bambine, io ne ho una e vorrei darle un giorno un fratellino o una sorellina. Che futuro lasciamo ai nostri figli? Possiamo accettare il fatto che, un giorno, loro, le nostre creature, si trovino a vivere nelle stesse nostre condizioni (se non peggio) e a rinunciare ai loro diritti, alla loro dignità?

Ci sono colleghe ulteriormente strozzate dalla legislativa regionale o comunale e che si trovano in difficoltà più di altre (le colleghe della Sardegna, ad esempio, possono accudire al massimo 3 bimbi con tariffe tarate su quelle degli asili che ne possono accudire il doppio…).

Io dico, muoviamoci, con i nostri piccolissimi mezzi!

Da marchigiana, ho nel cuore la meraviglia delle Grotte di Frasassi, ricche di stalattiti e stalagmiti edificate nei millenni da piccole gocce d’acqua. Se piccole gocce possono tanto… che possiamo fare noi?

In bocca al lupo, dunque, a tutte noi ed un abbraccio a questa collega che, da quello che posso leggere, è una donna forte e piena d’iniziativa. Questo blog è a nostra disposizione, per raccontarci, confrontarci e muoverci insieme.

NO all’Accordo quadro “tagesmutter” tra DOMUS, CISL e Uil. L’intervista a Roberto D’Andrea, segretario nazionale di NIdiL CGIL

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Invito chi non l’abbia già fatto a leggere l’articolo pubblicato ieri sul blog Popoff Globalist “Nasce il blog che combatte per i diritti di tanti” . Tra i vari argomenti trattati, si parla anche di come e perchè a “certe” cooperative ed associazioni non faccia comodo una professionalizzazione ed istituzionalizzazione delle tagesmutter.

Nell’articolo si accenna anche – in modo tutt’altro che positivo – all’unico accordo nazionale “tagesmutter” esistente fin’ora in Italia, quello siglato nell’ottobre 2011 tra l’Associazione DOMUS (che gestisce buona parte delle tagesmutter presenti in Trentino e che si sta espandendo sul territorio nazionale), la Uil Tem.p@ e la FeLSA Cisl.

Per quali motivi noi diciamo NO a questo accordo che, a parere di chi scrive, non tutela affatto noi lavoratrici, anzi… peggiora in ogni senso la nostra posizione?

Facciamo chiarezza attraverso l’intervista che ci ha rilasciato Roberto D’Andrea, segretario nazionale di NIdiL CGIL. Per chi non lo sapesse, la NIdiL CGIL (Nuove Identità di Lavoro) è la struttura sindacale della CGIL che rappresenta dal 1998 i lavoratori in somministrazione (ex interinali) ed i lavoratori atipici. Purtroppo il lavoro in somministrazione e quello “atipico” sono molto diffusi nella realtà nazionale odierna, spesso a scapito della tutela dei diritti dei lavoratori.

“Nel 2011 l’Associazione Domus (che gestisce gran parte delle tagesmutter presenti in Trentino e si sta espandendo sul territorio nazionale) ha siglato un accordo quadro con la FeLSA Cisl e la UilTem.p. Cosa pensi di questo accordo?Perché la CGIL non l’ha siglato? C’è stata una proposta di accordo da parte della CGIL? Se sì, cosa prevedeva e perché non è stata presa in conto dalle restanti parti sociali?

Nel 2011 abbiamo ritenuto di non sottoscrivere l’accordo collettivo in questione perché tale intesa disciplina una tipologia contrattuale, il contratto a progetto, che a nostro avviso non è compatibile con la modalità organizzativa utilizzata dall’Associazione Domus. Le associazioni, cooperative o aziende, aderenti a Domus determinano infatti l’organizzazione del lavoro (assegnano alle lavoratrici/lavoratori i turni, la quantità di bambini cui badare, impartiscono – di fatto – le direttive) e per questo motivo, a nostro avviso, l’unica forma contrattuale lecita per quel tipo di organizzazione di lavoro è il lavoro dipendente.

Ai primi tavoli di discussione, ai quali NIdiL CGIL ha preso parte, pur decidendo in ultima istanza di non sottoscrivere l’accordo, avevamo infatti fatto presente una cosa molto semplice, e cioè che quest’attività si può fare in due soli modi: o da dipendente, se ricorrono le condizioni utilizzate da Domus, o in maniera autonoma (attraverso prestazioni di lavoro con partita Iva) quando la tagesmutter è libera di organizzare (fatturando direttamente al cliente) la propria attività lavorativa.

In tal senso quindi ribadisco che il motivo della mancata firma da parte della CGIL non è assolutamente stato di natura “ideologica”. Quell’accordo, insomma, attraverso la legittimazione del contratto a progetto ha dato l’alibi alla controparte per utilizzare una forma contrattuale doppiamente sconveniente per le lavoratrici: senza le tutele del lavoro dipendente – pur se inserite in un’organizzazione aziendale – e senza l’autonomia di una gestione diretta dell’attività.

Cosa è successo dopo l’entrata in vigore della riforma Fornero, che ha cambiato i requisiti dei contratti a progetto?

La legge 92/12, sebbene in gran parte non condivisa dalla CGIL, ci dà ragione. La legge infatti cancella la possibilità di fare contratti “a programma o fase di lavoro”, che sono quella particolare declinazione del lavoro a progetto che appunto utilizzano le associazioni, cooperative e aziende che offrono servizi di tagesmutter. Come ti dicevo prima, noi non abbiamo ritenuto possibile l’individuazione di uno specifico progetto, e ora che non esistono più i contratti “a programma o fase di lavoro” è ancora più evidente che la strada da percorrere per queste aziende, al fine di mettersi in regola, è quella di procedere all’assunzione delle tagesmutter.

La questione è ben diversa per quelle lavoratrici che gestiscono liberamente la propria attività, fuori dal “sistema Domus”, e che magari hanno aperto la partita Iva. Il sindacato NIdiL CGIL è a disposizione per individuare tutte le soluzioni collettive necessarie ad assicurare maggiori tutele e diritti a chi lavora individualmente ma ha problemi in comune con altri lavoratori autonomi (sistema delle convenzioni col pubblico, questioni legate alla salute e alla sicurezza, ecc.)

Ti risulta che l’accordo sia stato rinnovato? La contrattazione è ancora aperta?

No, non mi risultano rinnovi, che però sarebbero necessari alla luce del cambio della normativa vigente.

Come la CGIL propone di inquadrare la figura della tagesmutter, per una reale tutela delle lavoratrici?

Come accennavo sopra, un’attività lavorativa può svolgersi attraverso forme di lavoro dipendente o attraverso il lavoro autonomo, a seconda del modo in cui si è inseriti nell’organizzazione del lavoro. Nel caso specifico delle tagesmutter (che sono una figura professionale ben diversa dall’assistente educativo all’infanzia, dal maestro o dalla baby sitter) ci siamo trovati in genere di fronte a cooperative, o soggetti simili, che pur gestendo tutte le questioni organizzative si rifiutano ad oggi di assumere come dipendenti le tagesmutter, semplicemente per pagarle meno di quanto previsto dai CCNL di riferimento. Noi crediamo che chi lavora per queste aziende in realtà vada assunto, mentre chi si mette sul mercato dei servizi alla persona – in questo caso all’infanzia – e costituisce impresa individuale abbia altre priorità, necessità e in generale un altro genere di problemi. La storia del sindacato ci insegna che unirsi costituisce il modo migliore per affrontarli.”

Grazie Roberto e grazie alla NIdiL CGIL che combatte ogni giorno per la tutela dei lavoratori atipici: siamo con voi, contro ogni forma di precariato!

Ecco il link per chi vuole aderire alla NIdiL CGIL: http://www.nidil.cgil.it/iscriviti