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Umbria: i nidi familiari

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In Umbria, la L.R. 30/2005 (art. 5) e il  Reg. Reg. 13/2006 disciplinano, in relazione a nuovi bisogni emergenti dai contesti sociali del territorio, la sperimentazione di ulteriori tipologie di servizi all’infanzia rispetto a quelli tradizionali.

Il “nido in famiglia” è un servizio sperimentale socio-educativo-ricreativo che accoglie minori di età compresa tra i tre mesi e i tre anni, disciplinato dalla D.G.R. 16 maggio 2012, n. 513. E’ destinato a favorire le opportunità di socializzazione dei bambini, nonchè a valorizzare il ruolo dei genitori nell’intervento educativo, prevedendone il diretto coinvolgimento nella conduzione e nella gestione del servizio.

Rispetto ai servizi tradizionali si differenzia per la sua totale integrazione  con il  contesto abitativo, la flessibilità nel funzionamento e la ridotta capacità ricettiva.

L’attivazione del nido familiare in via sperimentale è riservata a coloro che abbiano frequentato l’apposito corso regionale, riferito agli standard minimi di competenze “Gestione di nido familiare” ( D.G.R. 16 maggio 2012, n. 513, allegato 5).

Per l’attivazione, anche in via sperimentale, del nido in famiglia deve essere richiesta l’autorizzazione al Comune di riferimento al fine di assicurare la supervisione della sperimentazione ed il coordinamento con la rete dei servizi per la prima infanzia presenti sul territorio comunale.

Il nido in famiglia può accogliere un numero limitato di bambini compresi quelli dell’ambito familiare della medesima fascia di età, fino ad un massimo di quattro contemporaneamente. La permanenza del bambino non appartenente al nucleo familiare di base, non può superare le nove ore continuative. La presenza analitica dei minori è registrata su una scheda settimanale esposta all’interno dei locali e resa accessibile agli Organi deputati alla vigilanza.

L’attività può essere condotta da un genitore o da un operatore in ogni caso in possesso degli standard minimi di competenza previsti dal sistema di competenze per la gestione di nidi familiari ( D.G.R. 16 maggio 2012, n. 513, allegato 5).

Il nido in famiglia deve sorgere in immobili ad uso abitativo presso cui l’operatore ha la residenza/domicilio. La struttura deve garantire le seguenti caratteristiche: a) licenza di abitabilità/agibilità; b) requisiti igienici minimi previsti dai Regolamenti locali d’igiene e dalle normative nazionali e regionali vigenti in materia di edifici di civile abitazione; c) condizione di sicurezza degli impianti, anche di prevenzione incendi, nei casi previsti dalla legge; d) adattabilità ai soggetti portatori di handicap usufruenti di sedia a ruote, secondo quanto stabilito dal D.P.R. n. 503/1996. L’attività può essere avviata se nell’unità immobiliare sono disponibili: uno spazio autonomo con lavandino e fasciatoio; uno spazio da destinarsi all’ospitalità dei bambini di almeno dodici metri quadrati, organizzato in modo da garantire l’accoglienza, il gioco e il riposo; un locale cucina dotato di idonee attrezzature per la cottura, il riscaldamento e la conservazione dei cibi.

L’attività di nido in famiglia, non avendo caratteristiche di un servizio di ristorazione collettiva, nonché essendo ubicata in normali strutture abitative, non necessita di autorizzazione sanitaria ai sensi dell’art. 2 Legge 30 aprile 1962, n. 283 “Modifica degli artt. 242, 243, 247, 250 e 262 del T.U. delle leggi sanitarie approvato con R.D. 27 luglio 1934, n. 1265: Disciplina igienica della produzione e della vendita delle sostanze alimentari e delle bevande”. E’ quindi possibile la preparazione e la somministrazione di alimenti fermo restando l’applicazione, in ogni fase, di corrette norme di prassi igienica.

L’esercizio dell’attività, fermo restando il rispetto degli adempimenti contributivi e fiscali, è soggetta ad autorizzazione al funzionamento da parte del Comune. Salvo diverse disposizioni comunali ai sensi del Regolamento regionale 13/2006, la richiesta di autorizzazione deve essere obbligatoriamente corredata da: documentazione attestante il possesso dei requisiti dell’immobile; dichiarazione sostitutiva di certificazione ai sensi art. 46 del D.P.R. 28 dicembre 2000, n. 445, “Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa” rilasciata dal titolare dell’attività che attesti la rispondenza ai requisiti; relazione descrittiva dell’attività (progetto di servizio) che specifichi le modalità, i tempi, le tariffe e le regole di svolgimento del servizio e che dia conto del servizio alimentare.

In ciascuna unità immobiliare può essere autorizzato un solo servizio di nido familiare.

L’attività è oggetto di vigilanza ai sensi della L.R. n. 30/2005. Lo svolgimento dell’attività deve essere garantita da adeguata polizza assicurativa.

Il gestore deve garantire la continuità del servizio educativo secondo modalità che devono essere specificate nel progetto di servizio, portate a conoscenza delle famiglie e con le medesime concordate.

Per il primo accoglimento del bambino al nido in famiglia, trattandosi di possibile frequenza occasionale, il genitore o chi ne fa le veci deve rilasciare dichiarazione scritta al gestore del servizio, che il bambino è stato regolarmente vaccinato e non è affetto da malattie infettive e contagiose clinicamente accertate.

Le regole di svolgimento del servizio, l’orario di apertura giornaliero e le tariffe applicate vanno esposte in modo visibile nell’ingresso.

Il soggetto gestore assume ogni responsabilità in relazione all’erogazione del servizio e pertanto nessuna responsabilità può essere imputata al Comune per qualsiasi danno o indennizzo derivante dallo svolgimento del servizio di nido familiare.

Corsi gratuiti per tagesmutter finanziati dalla Regione Sicilia: bandi e domande d’ammissione

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da www.assforseo.info

Ass.For.SEO ha aperto le selezioni per l’ammissione ai seguenti corsi di formazione professionale gratuiti, finanziati dalla Regione Sicilia, a valere sull’Avviso 20 III Annualità «Piano straordinario per il lavoro in Sicilia: opportunità giovani. Priorità 3»:

– Addetto ai servizi di ricevimento (2 corsi a Palermo)
– Operatore computer grafica con rilascio ECDL (2 corsi: 1 a Palermo e 1 ad Agrigento)
Addetto alle comunità infantili e tagesmutter (2 corsi: 1 a Palermo e 1 ad Agrigento)
– Operatore linguistico (1 corso ad Agrigento)
– Estetista 3° annualità (1 corso ad Agrigento)
– Operatore socio assistenziale (2 corsi: 1 a Palermo e 1 ad Agrigento)
– Operatore socio assistente alla comunicazione LIS (1 corso ad Agrigento)

Consulta il dettaglio dei corsi per conoscere finalità, destinatari, modalità di iscrizione e selezione e termini di scadenza presentazione domande.

Al termine del corso, a seguito del superamento dell’esame finale, a cui saranno ammessi solo gli allievi che abbiano frequentato almeno il 70% del monte ore totale del corso, sarà rilasciato il certificato di qualifica professionale riconosciuto ai sensi della Legge n. 845 del 21 dicembre 1978.

Bando di Palermo

Domanda di iscrizione Palermo

Bando di Agrigento

Domanda di iscrizione Agrigento

“Pacchetto Famiglia” Regione Lazio: 9.543 posti in più tra asili nido, nidi familiari, tagesmutter

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Presentate le 5 linee di intervento della Regione sulle politiche familiari: 14 milioni impegnati subito, 50 con i fondi europei. Nasce la rete dei Centri famiglia, sugli asili nido in arrivo una rivoluzione: una nuova legge dopo 35 anni e 10mila nuovi posti entro il 2020.

E finalmente arriverà anche la nuova Legge Regionale che normerà anche i nidi familiari e le tagesmutter.
La Regione Lazio ha predisposto un piano da 54,5 milioni di euro (4,5 subito, 50 attraverso i fondi strutturali europei) per gli asili nido e una nuova legge regionale sui servizi socio-educativi per l’infanzia. Si tratta di un investimento senza precedenti per ampliare la rete degli asili nido pubblici e convenzionati, migliorare la qualità dei servizi esistenti, sostenere l’accesso al lavoro delle donne con figli e contrastare la crisi demografica. Il progetto prevede la creazione immediata di 650 nuovi posti tramite un bando rivolto ai Comuni, e di quasi 10mila attraverso l’impiego dei fondi europei. In pratica, la percentuale dei posti nido rispetto al numero dei bambini da 3 mesi a 3 anni residenti nella Regione passerà dal 17,8% del 2013 al 24,7%. Un’attenzione particolare sarà destinata anche all’ammodernamento dei nidi comunali già in funzione.

Il piano di investimenti nel dettaglio:

1 mln per lo start up dei nuovi nidi comunali: oltre 650 nuovi posti per i bambini di tutto il Lazio, finanziando l’avviamento di asili nido pubblici appena inaugurati o prossimi all’apertura;

1 mln a bando per progetti di welfare aziendale: a 10 anni dall’ultima sperimentazione fatta dalla Regione, il bando si rivolgerà alle aziende per l’avvio di nidi aziendali e di servizi di conciliazione lavoro-famiglia, in un’ottica di responsabilità sociale d’impresa. Verrà dato un incentivo alle forme di rete (nidi interaziendali) e sarà previsto l’obbligo di messa a disposizione dei Comuni di una percentuale minima di posti in regime di convenzione per ampliare anche l’offerta pubblica. Il bando finanzierà 10 progetti da 100mila euro, destinati all’abbattimento delle rette e dei costi di avviamento (gli investimenti restano in carico all’azienda);

2,5 mln per i progetti di miglioria dei nidi comunali esistenti: un bando rivolto ai Comuni assegnerà 30mila euro a oltre 80 progetti per l’acquisto di attrezzature per i bambini, l’ammodernamento degli spazi gioco, le ristrutturazioni per la tenuta termica e il risparmio energetico, il potenziamento dell’offerta formativa (per esempio con la didattica sportiva e musicale) e la formazione degli educatori;

50 mln da impiegare entro il 2020 attraverso un’azione specifica del Programma operativo regionale dei Fondi strutturali europei per l’ampliamento e la riqualificazione dell’offerta di servizi per l’infanzia in tutta la regione, e in particolare nelle zone attualmente meno coperte dalla rete. L’obiettivo è quello di aumentare l’offerta di 9.543 unità: verranno creati 5.600 nuovi posti in nido (pubblici, privati convenzionati, aziendali), 1.500 posti in servizi innovativi ed integrativi (come i nidi familiari), mentre 2.443 arriveranno indirettamente tramite l’emersione di servizi oggi non contemplati dalla normativa.

lazioL’intervento si strutturerà in più forme: da un lato attraverso il finanziamento per la realizzazione e l’avvio di nuovi asili comunali e l’aumento dei posti in quelli già funzionanti, dall’altro attraverso la stipula di nuove convenzioni con nidi privati e l’ampliamento di quelle esistenti.
In attesa di raggiungere in pieno gli obiettivi di ampliamento dei posti, il piano regionale sosterrà anche le famiglie che finiscono in lista d’attesa nelle graduatorie comunali: verrà loro riconosciuto un voucher di importo medio di 250 euro al mese a bambino, spendibile nei nidi privati accreditati dai Comuni.
La nuova legge regionale sui servizi per l’infanzia rivedrà i requisiti strutturali e organizzativi degli asili nido per assicurare maggiore qualità, e regolamenterà finalmente anche quei servizi integrativi ai nidi che sono nati in questi anni senza essere inquadrati dalla normativa regionale, e quindi spesso senza indicazioni sugli standard qualitativi da rispettare.

Le scelte di fondo della legge sono:
– un piano regolatore regionale per programmare ogni tre anni l’intera rete dei servizi e garantire che gli investimenti regionali vengano effettuati sempre in maniera mirata rispetto ai bisogni delle famiglie e dei territori;
– la previsione, per la prima volta, di servizi socioeducativi integrativi all’asilo nido, con l’individuazione delle tipologie e degli standard minimi: i nidi familiari, gli spazi famiglia, le Tagesmutter;
– la revisione dei requisiti strutturali e qualitativi dei servizi (come gli spazi interni ed esterni destinati ai bambini o il funzionamento della mensa), per garantire il benessere dei bambini;

regole certe sulle qualifiche professionali degli operatori, in particolare del personale educativo;
– un sistema trasparente di accreditamento dei servizi per permettere l’accesso al mercato pubblico dell’offerta e ai contributi pubblici, e supportare il progetto di ampliamento della rete finanziato con i fondi europei.

Fonte: Sociale Lazio

Cerchi un nido famiglia in Veneto?

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REGIONEVENETO

Ecco il motore di ricerca, dedicato ai genitori, messo a disposizione dalla Regione per individuare i nidi di famiglia presenti nel Veneto.

Si tratta di una mappa suddivisa per Province, su cui cliccare per poter accedere al relativo elenco.

Troverete Ulss e zona di competenza, nome del nido famiglia, orari, collaboratore educativo, organizzatore-coordinatore e forma giuridica.

In bocca al lupo!

Elenco dei Nidi in Famiglia nel Veneto.

Avviso per l’Accreditamento dei Nidi, Micro Nidi, Nidi Famiglia e Centri Prima Infanzia situati in Regione Lombardia

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indexL’Azienda Sociale Comuni Insieme ha pubblicato l’Avviso per l’Accreditamento dei Nidi, Micro Nidi, Nidi Famiglia e Centri Prima Infanzia situati in Regione Lombardia, gestiti da soggetti pubblici e/o privati, profit e non profit, in possesso degli specifici requisiti richiesti, finalizzato all’adozione dei voucher per  gli anni 2014 e 2015.

Le strutture accreditate saranno inserite in apposito albo, con l’indicazione della struttura e del soggetto gestore. L’accreditamento avrà validità fino al 31.12.2015 (con possibilità di proroga in conformità alla normativa vigente). Le domande per l’Accreditamento possono essere presentate entro e non oltre le ore 12 del 30 gennaio 2015.

Fonte: http://www.aziendasocialecomuniinsieme.it/servizi-asci/nido/archivio-news/225-avviso-2014-15-per-l-accreditamento-dei-nidi,-micro-nidi,-nidi-famiglia-e-centri-prima-infanzia.html

Avviso accreditamento nidi

Domanda accreditamento nidi

Scheda Tecnica requisiti nidi

Asili nido – personale

Asili nido – allegato costi

L’orto dei bimbi di Lara: quando il nido in famiglia è a contatto con la natura

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670538

Lara è una collaboratrice educativa (la “tagesmutter” in Veneto) e vive e lavora a Cartigliano, in provincia di Vicenza. Anche lei, come tante altre donne, ha ottenuto la propria qualifica direttamente dalla Regione Veneto, dove il nido di famiglia viene da anni promosso e sovvenzionato attraverso l’erogazione di un “buono famiglia” (ne ho parlato precedentemente nel post Tagesmutter e normativa).

Anche lei è seguita da un’organizzatrice regionale che ha il compito di verificare e controllare le attività della collaboratrice educativa, di assicurare il mantenimento dei requisiti di buona qualità presso l’unità d’offerta e di relazionarsi direttamente con la “Direzione Servizi Sociali- Servizio Famiglia” della Regione Veneto.

Nel suo nido in famiglia, “Il Club dei Pupi”, i bambini hanno la fortuna di sperimentare qualcosa che, purtroppo, tanti piccini non hanno modo di mettere in pratica: il contatto quotidiano con la natura, anche attraverso lo “sporcarsi le mani” con l’orto di casa. Già, perchè i bimbi di Lara hanno il loro orticello da coltivare; e con i frutti del loro impegno, preparano anche dei pasti sani e nutrienti. Scrive Lara, le merende, i pranzi e le cene (a seconda dell’orario di frequenza) sono realizzati con

“prodotti freschi e di stagione. In molti casi, questi prodotti li raccogliamo con le nostre manine direttamente dall’orto. Anche per i più piccoli vale la stessa regola… Gli omogeneizzati sono fatti in casa, sempre con prodotti freschi, quindi nessun conservante!”.

Inoltre, per quanto riguarda l’igiene personale

“tutti i prodotti utilizzati (creme, pomate lenitive, saponi ecc…) sono prodotti naturali, con oli essenziali ed estratti vegetali che garantiscono un’altissima tollerabilità e sicurezza.”

Brava Lara, in bocca al lupo! Il rispetto dei bambini e della natura parte anche da piccoli gesti, piccole attenzioni come queste. Se volete avere più informazioni riguardo il nido di Lara, visitate il suo sito “Il Club dei Pupi” – Cartigliano (VI).

E voi, anche nel vostro nido di famiglia utilizzate prodotti naturali? I vostri bimbi hanno la possibilità d’immergersi nella natura? Contattate il blog e raccontate della vostra esperienza!

Voucher per i bimbi iscritti ai nidi di famiglia di Sarezzo (Brescia)

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Il Comune di Sarezzo ha approvato un bando, finanziato da Regione Lombardia e dal Fondo sociale Europeo, per l’erogazione di contributi (voucher) a parziale copertura dei costi assunti dalle famiglie per l’inserimento dei figli nelle strutture per la prima infanzia.
Il progetto si pone come obiettivo quello di aiutare i nuclei familiari in cui entrambi i genitori lavorano (o quelli con un solo genitore lavoratore) nel difficile equilibrio tra esigenze lavorative ed esigenze di cura dei figli più piccoli.
Il voucher potrà essere utilizzato per l’accesso al servizio educativo privato individuato e convenzionato con il Comune. Al momento 4 strutture che offrono servizi per la prima infanzia si sono convenzionate, tra cui due nidi di famiglia:
Nido famiglia “La Cicogna Ballerina”- Sarezzo – via Seradello, 328
Nidi Famiglia di Casa Rut – Sarezzo – piazza Cesare Battisti, 43/a
Requisiti per inoltrare la richiesta di contributo:
• essere residenti nel Comune di Sarezzo;
• appartenere ad un nucleo familiare con reddito I.S.E.E. non superiore a € 20.000,00;
• entrambi i genitori devono avere una regolare occupazione lavorativa o trovarsi in una delle seguenti condizioni:

– essere iscritti al Centro per l’Impiego fornendo la disponibilità di usufruire dei servizi di tale ufficio;
– essere lavoratori in mobilità che stanno svolgendo lavori socialmente utili;
– essere studenti regolarmente iscritti;
– essere nelle condizioni di dover assistere in forma continuativa un proprio familiare (parente entro il 3° grado o affini entro il 2° grado);
– presenza di un’inabilità tale da non consentire alcuna attività lavorativa.
Valore del voucher
Il valore del voucher mensile potrà essere al massimo pari al 50% della retta di frequenza (tempo pieno o part-time).
Per ulteriori informazioni telefonare al numero: 030/8936264

I nidi domiciliari nella Regione Marche

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regione marcheIl D.G.R. 9 luglio 2012, n. 1038 Disciplina del servizio sperimentale “Nidi domiciliari ai sensi della L.R. n. 9/2003, art. 2, comma 1, lettera c)” e determinazione dei criteri e delle modalità per la corresponsione dei contributi alle famiglie che usufruiscono del Servizio, a valere sulla quota del fondo statale per le politiche della famiglia, di cui all’intesa  Stato-Regioni del 7 ottobre 2010, pari ad euro 1.250.000,00 regolamenta a livello regionale il servizio dei nidi domiciliari.

Per quanto concerne i requisiti strutturali del servizio:

– il servizio deve essere prestato presso una civile abitazione a norma;

– gli spazi, durante il servizio, devono essere autonomi e distinti dal resto dell’abitazione;

– superficie minima: 5 mq a bambino (esclusi bagno e cucina);

– almeno due locali, di cui uno dedicato alle attività ludico-educative e l’altro al riposo;

– cucina per preparazione pasti;

– bagno con doccia/vasca, vaso e lavabo;

– spazio destinato per la custodia degli effetti personali dei bimbi;

– spazi esterni, se ci sono, opportunamente recintati;

Riguardo l’organizzazione e ricettività del servizio:

– i bambini devono avere un’età massima di 36 mesi (con prolungamento nel caso in cui i 36 mesi scadano in data antecedente la prima data utile per l’accesso alla scuola dell’infanzia);

– non possono essere più di 5 ( o più di 3 se ci sono bimbi che hanno da 0 a 12 mesi);

– il servizio può avere fascia oraria dalle 7 alle 22 (attività minima: 3 ore giornaliere);

– se il servizio supera le 7 ore, l’operatore deve essere affiancato da un collega;

– il bimbo non può permanere oltre le 9 ore giornaliere;

– l’operatore deve garantire la presenza di una persona che provveda alla sua sostituzione in caso di assenza, in posssesso di adeguati titoli;

– l’operatore elabora il progetto educativo, in cui sono previsti anche colloqui individuali e collettivi;

– il servizio è soggetto ad autorizzazione ed accreditamento;

– l’operatore presenta ogni anno, la proprio Comune, la dichiarazione della permanenza dei requisiti atti all’autorizzazione;

– il servizio può essere soggetto a revoca, decadenza o sospensione.

I titoli formativi in possesso dell’operatore sono i seguenti:

a) laurea in campo educativo e formativo, ovvero psicologico e sociale, ovvero diploma di abilitazione all’insegnamento nelle scuole di grado preparatorio, diploma di dirigente di comunità, rilasciato dall’Istituto tecnico femminile, diploma di maturità magistrale, diploma di maturità
rilasciato dal liceo psicopedagogico o diploma di maturità professionale di assistente per comunità infantili. Ai fini dello svolgimento della funzione, inoltre, l’operatore/trice di nido domiciliare deve essere in possesso di un attestato di frequenza di un corso di aggiornamento, rilasciato da soggetti pubblici o privati o associazioni di categoria, riguardante l’igiene e la sicurezza degli ambienti, le regole fondamentali per il primo soccorso e quelle concernenti la manipolazione degli alimenti; nonché aver svolto un tirocinio formativo di almeno 30 ore presso, presso una struttura per la prima infanzia di a cui alla L.R. 9/03, art. 6, comma 2, lettere a) e b),qualora esso non sia già stato previsto dal corso di studi;
b) qualsiasi altro diploma di scuola media superiore, unitamente a un corso di qualifica di secondo livello con contenuti attinenti al profilo professionale, che preveda un apposito tirocinio formativo di almeno 30 ore presso una struttura per la prima infanzia di cui alla L.R. 9/03,
art 6, comma 2, lettere a) e b). I corsi verranno realizzati dalle Province, sulla base dei criteri e delle modalità che saranno determinati con apposita deliberazione della Giunta regionale. A conclusione del corso la Provincia competente per territorio rilascia un attestato valido esclusivamente per lo svolgimento delle funzioni di operatore/trice domiciliare.
L’operatore deve essere maggiorenne. Non deve aver riportato condanne penali nè avere in corso procedimenti penali per abusi, maltrattamenti o

altri fatti previsti dalla legge 3 agosto 1998 n. 269.
Operatori e bambini devono essere coperti da polizza assicurativa per infortuni e responsabilità civile.
Gli operatori possono far parte di una rete (associazioni di famiglie o cooperative) ma non è obbligatorio.
Le Province stabiliscono un elenco degli operatori di Nido domiciliare.
Le famiglie che usufruiscono del nido domiciliare possono partecipare ad un bando regionale per l’erogazione di un voucher dall’importo massimo di 1200,00 euro annue.
Fonti e normativa:

La nuova legge dei servizi socio educativi alla prima infanzia nella Regione Lazio: quale futuro per le tagesmutter ed i nidi di famiglia?

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Forse qualche settimana fa, sul blog Popoff Globalist.it, avrete letto l’articolo “Asili nido: svolta nella Regione Lazio”. Se così non fosse, ecco il link, vi consiglio di dargli un’occhiata prima di continuare nella lettura del post; sarà utile per comprendere quanto segue.

In breve, l’attuale datatissima (1980!) normativa laziale non prevede tra i servizi alla prima infanzia quello prestato dalle tagesmutter, riconosciuto invece dai maggiori paesi europei nonchè da diverse altre Regioni italiane. Sembra però che la nuova legge regionale, di cui sono state recentemente pubblicate le linee guida, lo contemplerà, definendolo nei dettagli.

Tali linee guida nel complesso offrono molti spunti di riflessione validi ed interessanti. Nel dettaglio del servizio tagesmutter, però, la situazione non è ben definita e, ancor peggio, sembra essere ostaggio sia della divisione delle realtà già operanti sul territorio che dell’ostilità di molte associazioni e cooperative di asili nido tradizionali. Dal 2010 infatti, quando nella Regione Lazio venne abrogata la legge che definiva la figura dell'”assistente materna” e trovò conclusione la costosa fase sperimentale gestita dal Consorzio “Casa Nido” sul progetto dell’Associazione trentina “Domus”, moltissime tagesmutter laziali sono praticamente allo sbando; inoltre, sono nate delle realtà (associazioni, cooperative, lavoratrici libero professioniste) che hanno tentato di portare avanti un servizio che viene sempre più richiesto dalle famiglie per i propri bambini. In un contesto simile, senza normativa regionale, CCNL (se non quello discutibile siglato dalla stessa Domus con CISL, UIL e UGL) o rappresentanza sindacale, il potere contrattuale delle tagesmutter e dei nidi di famiglia slegati da Domus è praticamente inesistente. Purtroppo, questa dinamica rischia di avere peso nella nuova normativa regionale.

E’ altamente probabile, infatti, che le tagesmutter che hanno ottenuto l’attestato regionale di “assistente materna” durante il periodo sperimentale 2008-2010 possano continuare ad esercitare la loro professione mentre per tutte le altre si prospetti un bella sorpresa: si tratterebbe di dover conseguire una laurea triennale in scienze della formazione / scienze dell’educazione, come è emerso dal recente incontro organizzato alla Casa della Cultura, a Roma, dal “Gruppo territoriale Nidi Infanzia” del Lazio lo scorso 7 maggio 2014, durante il quale il dott. Claudio Di Perna dell’Assessorato alle Politiche Sociali e Sport della Regione ha presentato le linee guida della nuova legge. Considerando il fatto che nel resto d’Europa (ma anche nella maggiorparte delle Regioni italiane) siano sufficienti corsi pari a poche decine – centinaia di ore per svolgere questa professione (cosa che tra l’altro ha permesso la ricollocazione sul mercato del lavoro di migliaia e migliaia di donne) e che essa rappresenti il servizio numero uno all’infanzia in paesi come la Francia e la Germania, la richiesta della laurea sembra fuori luogo; anche perchè la formazione delle tagesmutter, seppur con una base comune a quella degli asili nido, ne differisce in modo sostanziale e dovrebbe pertanto essere strutturata ad hoc!

Purtroppo, però, a sentire alcune figure intervenute all’incontro di cui sopra, l’ignoranza ed i pregiudizi relativi ai nidi di famiglia paiono ancora duri a morire: si finisce con il considerare la tagesmutter come prestatrice di un servizio qualitativamente inferiore rispetto all’asilo nido tradizionale dimenticando come lo stesso asilo nido sia figlio di una realtà di fatto, quella dell’Italia del boom industriale, ed abbia radici comuni con lo stesso servizio tagesmutter (i nidi condominiali, le Case dei Bambini montessoriane…). Insomma, prima è nato il nido, poi la regolamentazione (regionale!)… dunque perchè snobbare quelle tagesmutter “avanguardiste” che hanno anticipato le regole?

Attualmente, però, come si è detto le tagesmutter laziali sono divise tra cooperative legate a Domus, altre cooperative minori, associazioni (tra cui anche quelle “di volontariato” e l’unica associazione di tagesmutter autonome presente sul territorio laziale, “La Casa delle tate”) e diverse libero professioniste. Lo scenario probabile sarà a mio avviso il seguente: le tagesmutter che operano nelle cooperative legate a Domus (e non solo) e che hanno acquisito l’attestato regionale nel periodo 2008-2010 saranno riconosciute dalla Regione e potranno continuare a lavorare, quelle che lavoreranno senza titolo in certe Associazioni di volontariato continueranno ad essere spolpate (tanto l’Associazione, con le sue scappatoie, riuscirà a mantenere tariffe competitive nei confronti degli altri servizi sul territorio…) e le nuove realtà sorte in questi anni, composte da donne perlopiù libero professioniste che tanto si sono battute contro il precariato e contro lo sfruttamento delle tagesmutter, se vorranno continuare a lavorare dovranno tornare all’Università!

Purtroppo, però, a quanto sembra, questi aspetti non verranno considerati dalla normativa regionale: ma in questo modo si può davvero parlare di servizi educativi? Il precariato e lo pseudovolontariato non potrebbero generare pericolose situazioni di burnout del personale educativo, che si rifletterebbero inevitabilmente anche sui bambini accuditi? E voi, cosa ne pensate?